Un nuovo scenario geopolitico
L’Europa si trova di fronte a una nuova realtà: l’epoca della protezione incondizionata degli Stati Uniti contro la minaccia russa sembra finita. Con Donald Trump alla Casa Bianca, il supporto americano è diventato più incerto e condizionato da logiche transazionali.
Lo ha sottolineato il vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance, dichiarando a Monaco di Baviera che l’Europa deve “fare un passo avanti in modo significativo per provvedere alla propria difesa”.
In risposta, i leader europei hanno promesso di aumentare le spese per la difesa, sia a livello nazionale che per il supporto all’Ucraina, concentrandosi sull’acquisto di armamenti prodotti in Europa. Ma si sta anche facendo strada un’idea più radicale: la creazione di un “ombrello nucleare” europeo.
Un’opzione nucleare europea?
Gli Stati Uniti sono sempre stati il grande fratello della sicurezza europea, ma anche Francia e Regno Unito dispongono di arsenali nucleari consolidati. Alcuni leader europei stanno iniziando a chiedersi se la miglior deterrenza contro Mosca possa arrivare da più vicino.
Attualmente, la maggior parte delle armi nucleari appartiene a Stati Uniti e Russia, ma la Francia possiede circa 290 testate nucleari e il Regno Unito 225 missili Trident, progettati dagli USA.
Negli ultimi mesi, diversi leader europei hanno sollevato la questione della protezione nucleare comune, dato che l’affidabilità di Washington appare sempre più incerta. Il presidente francese Emmanuel Macron ha recentemente dichiarato di voler “aprire un dibattito strategico sulla protezione dei nostri alleati europei attraverso la nostra deterrenza”.
La Germania, con il probabile prossimo Cancelliere Friedrich Merz, ha manifestato interesse per una collaborazione con Francia e Regno Unito in tema di protezione nucleare. Anche il premier polacco Donald Tusk ha confermato che l’idea non è nuova e che il suo Paese la considera un’opzione concreta.
Paesi storicamente contrari alle armi nucleari, come Svezia e Danimarca, hanno espresso apertura nei confronti della proposta francese.

La posizione della Francia e del Regno Unito
Sin dagli anni ’50, la Francia ha mantenuto il controllo totale sul proprio arsenale nucleare, considerandolo un simbolo di sovranità. Macron ha chiarito che non intende cedere a Bruxelles o agli alleati la decisione finale sull’uso delle testate francesi: il “pulsante nucleare” resterà esclusivamente nelle mani del presidente francese.
Il Regno Unito, al momento, non ha avanzato alcuna proposta pubblica di condivisione delle sue testate, ma il suo arsenale è già formalmente integrato nella strategia NATO, offrendo quindi una protezione indiretta agli alleati europei.

L’incertezza sul ruolo degli Stati Uniti
Nonostante il dibattito sull’autonomia nucleare europea, alcuni leader continuano a sperare in un rinnovato supporto americano. Il presidente polacco Andrzej Duda ha recentemente chiesto a Trump di schierare armi nucleari statunitensi in Polonia, seguendo l’esempio della Russia, che ha trasferito testate in Bielorussia nel 2023.
Il peso strategico dell’arsenale americano rimane schiacciante rispetto a quello europeo. Secondo l’esperto di strategia nucleare Yannick Pincé, “la Francia può minacciare una ritorsione strategica, ma non ha la capacità di condurre una risposta nucleare graduata come gli Stati Uniti”. Questo significa che, in caso di conflitto, Washington potrebbe scegliere attacchi mirati, mentre la Francia e il Regno Unito sarebbero costretti a rispondere con azioni più drastiche.
L’assenza di una vera “cultura nucleare” tra gli europei rappresenta un’altra sfida. “L’Europa ha sempre dato per scontato che sarebbero stati gli Stati Uniti a occuparsi della deterrenza nucleare”, ha dichiarato il generale Michel Yakovleff, ex vicecomandante delle forze NATO in Europa.
Il futuro della deterrenza in Europa
Macron ha proposto di coinvolgere gli alleati nelle esercitazioni nucleari francesi per aumentare la consapevolezza strategica europea. Il Regno Unito, dal canto suo, sta già lavorando per migliorare la “cultura della deterrenza” all’interno della NATO, rafforzando la conoscenza delle dinamiche nucleari tra gli alleati.
Tuttavia, gli Stati Uniti non hanno dichiarato di voler abbandonare la protezione nucleare dell’Europa. Anzi, la recente sorvolo di un bombardiere nucleare americano su Stoccolma, in occasione del primo anniversario dell’adesione della Svezia alla NATO, è stato un chiaro segnale di impegno da parte di Washington.
Inoltre, un rapporto della Federation of American Scientists ha rivelato che gli Stati Uniti potrebbero essere in procinto di ridistribuire testate nucleari nella loro base militare nel Regno Unito, per la prima volta dopo oltre 15 anni.
L’Europa si trova a un bivio nella gestione della propria sicurezza nucleare. Da un lato, vi è la crescente incertezza sull’affidabilità americana, dall’altro, la realtà di un arsenale europeo che, pur presente, non è paragonabile a quello di Stati Uniti e Russia.

Investire in una deterrenza nucleare autonoma richiederebbe decenni di sviluppo e ingenti risorse economiche. Tuttavia, una maggiore cooperazione tra Francia, Regno Unito e gli altri Paesi europei potrebbe rafforzare la credibilità della deterrenza, attraverso strategie di supporto reciproco come il rifornimento in volo per i bombardieri nucleari o la protezione delle manovre dei sottomarini.
Al di là del dibattito nucleare, gli esperti sottolineano che la deterrenza contro la Russia non può basarsi solo sulle armi atomiche. Un rafforzamento delle forze convenzionali europee rimane essenziale, indipendentemente dall’evoluzione del rapporto con gli Stati Uniti e dalla permanenza di Trump alla Casa Bianca.