Tensioni nel Mediterraneo: la Flotilla verso Gaza sfida il blocco israeliano tra appelli, minacce e accuse

Meloni: “Serve responsabilità, fermare ora la Flotilla”

Con il piano di pace per il Medio Oriente proposto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, si riaccende una fragile speranza di stabilizzazione della regione e di sollievo per la popolazione palestinese. Ma questa speranza, secondo la premier Giorgia Meloni, rischia di essere compromessa da azioni che potrebbero innescare nuove tensioni.

“La Flotilla dovrebbe fermarsi ora e accettare una delle proposte per la consegna sicura degli aiuti.
Ogni altra scelta rischia di diventare un pretesto per impedire la pace e colpire proprio chi si vuole aiutare: i civili di Gaza”, ha affermato Meloni.

L’operazione israeliana e la preoccupazione per un’escalation

Fonti militari israeliane riferiscono che la Marina, con l’unità speciale Shayetet 13, si sta preparando a intercettare le oltre 50 imbarcazioni della Flotilla, con l’intento di trasferire gli attivisti e rimorchiare le navi ad Ashdod. Alcune potrebbero essere affondate.

All’interno dell’esercito israeliano cresce la preoccupazione per possibili scontri durante l’operazione, che potrebbero innescare un’escalation.

Le critiche degli attivisti al governo italiano

Gli attivisti della Flotilla accusano il governo italiano di aver tentato di fermare la missione. La fregata Alpino della Marina Militare avrebbe offerto un’alternativa sicura per chi volesse abbandonare l’azione prima della “zona critica”.

“Non è protezione, è sabotaggio. È un tentativo di dividere e demoralizzare una missione pacifica e umanitaria”, denunciano.

L’europarlamentare del PD Annalisa Corrado, a bordo, ha dichiarato:

“Portiamo 45 tonnellate di aiuti. La nostra è una missione non violenta. L’Italia dovrebbe stare dalla parte del popolo palestinese, ma continua a mantenere relazioni con Israele.
Questa Flotilla è la prova che un’altra Italia è possibile”.

Lafram: “Complicità dell’Italia, notte ad alto rischio”

Yassine Lafram (UCOII) ha espresso timori per un possibile abbordaggio notturno:

“Speriamo in un trattamento dignitoso e sicuro per tutti. Chi chiede lo stop alla Flotilla dovrebbe essere altrettanto deciso nel condannare Netanyahu.
L’Italia è complice finché continua a permettere il transito di armi nei suoi porti”.

Le dichiarazioni di Crosetto e il ruolo della fregata Alpino

Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha invitato gli attivisti a valutare le alternative proposte, tra cui quella del Patriarcato latino di Gerusalemme per consegnare gli aiuti senza rischi:

“Il fine dichiarato della Flotilla è già raggiunto se si accetta il piano Usa. Non possiamo mettere a rischio vite per un’iniziativa politica sconsigliata”.

Tajani: “Mai uno scontro tra Marina italiana e israeliana”

Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito l’invito alla prudenza:

“Sconsigliamo la forzatura del blocco. La nostra Marina non accompagnerà la Flotilla. Abbiamo chiesto a Israele di non usare la violenza e ci è stato assicurato che non ci saranno atti ostili.
Ma dobbiamo garantire la sicurezza dei nostri marinai.”

Israele accusa: “Hamas finanzia la Flotilla”

L’IDF afferma di aver trovato documenti a Gaza che collegherebbero la Global Sumud Flotilla a Hamas, indicando nomi come Zaher Birawi e Saif Abu Kashk, quest’ultimo CEO di una società che possiede dozzine di navi.

Secondo Israele, molte imbarcazioni sarebbero “segrete proprietà di Hamas”.

Gli attivisti: “Accuse infondate, solo propaganda”

Maria Elena Delia, portavoce italiana della Flotilla, respinge le accuse:

“Documenti mostrati da Israele non provano nulla. Riciclano la narrativa già vista nel 2010 con la Mavi Marmara. Siamo una missione umanitaria sotto gli occhi del mondo. Finché non ci sarà una verifica da parte di organismi indipendenti, quelle carte restano propaganda.”

Giuristi italiani: “È Israele a violare il diritto internazionale”

Associazioni di giuristi italiani come ASGI, Giuristi Democratici e Comma2 sostengono che l’azione della Flotilla è perfettamente legittima:

“Navigano in acque internazionali e agiscono secondo il diritto internazionale. È invece Israele che viola la legge con il blocco navale, l’isolamento di Gaza e il ricorso alla forza. Le acque antistanti Gaza non possono essere considerate israeliane.”

La Turchia osserva e si dice pronta ad agire

Il ministero della Difesa turco ha comunicato di monitorare attentamente la situazione. Le forze armate turche sarebbero pronte ad intervenire per garantire soccorsi e aiuti umanitari, in coordinamento con enti internazionali.

“Le nostre navi contribuiranno alle missioni umanitarie nel rispetto del diritto internazionale”, si legge nel comunicato.

Droni, sabotaggi e sospetti

Durante il viaggio, alcune imbarcazioni hanno subito danni attribuiti ad attacchi di droni. Maria Elena Delia parla apertamente di possibili sabotaggi:

“Non abbiamo prove, ma i precedenti parlano chiaro. Già in passato ci sono stati atti simili.”

Tra gli episodi citati, il guasto all’imbarcazione “Famiglia”, rimasta ferma e mai più ripartita.

La Global Sumud Flotilla naviga verso Gaza tra accuse incrociate, appelli alla diplomazia, minacce di interventi armati e una crescente mobilitazione internazionale. L’equilibrio è precario, e il rischio che la missione si trasformi in un caso politico e umanitario globale è più alto che mai.

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